Il tampone vaginale è una analisi volta ad individuare eventuali infezioni che interessano la vagina o la cervice uterina. Il tampone vaginale, in realtà, è un esame che può suddividersi in: tampone vaginale vero e proprio tampone cervicale. Entrambi, sia il tampone vaginale, sia quello cervicale. E’ il medico ginecologo che, a seconda dei disturbi segnalati dalla donna e del riscontro che ha dall’osservazione durante la visita ginecologica, prescriverà una ricerca piuttosto che un’altra oppure entrambe.
Perché si esegue
Si tratta di esami che vengono consigliati dal medico specialista in ginecologia per pronunciare o meno una diagnosi di infezione. Non sono, quindi, esami di routine.
Come si fa
Sia il tampone vaginale, sia il tampone cervicale sono analisi del secreto della mucosa della vagina (la parete che la riveste) raccolto dal medico ginecologo, durante la visita, con l’utilizzo di appositi bastoncini ovattati. Il secreto viene immediatamente strisciato su un vetrino e consegnato al laboratorio per la lettura. Questo passaggio serve per far in modo che i batteri che provocano l’infezione, se presenti, siano ben visibili al microscopio.
Per l’esecuzione di queste analisi è necessaria una specifica preparazione e cioè:
- Sospendere eventuali trattamenti con ovuli o candelette quarantotto ore prima del tampone
- Non fare lavande vaginali interne nelle ventiquattro ore precedenti
- Evitare bagni in vasca entro le ventiquattro ore precedenti
- Evitare i rapporti sessuali nelle ventiquattro ore precedenti
- Lasciar trascorrere almeno quattro giorni dall’ultima assunzione di medicinali antibiotici (che potrebbero portare ad un esito falsato, cioè indicare l’assenza di infezione quando, in realtà, questa è presente).
Inoltre, non si può eseguire nel periodo mestruale.
Risultati – Cosa significa
L’esame del tampone è composto da più fasi. Inizialmente, si verifica che il pH della vagina sia acido, perché questo previene la formazione di infezioni (in genere il pH in condizioni di normalità è di circa 4.0). Successivamente, il laboratorio esegue una speciale colorazione del vetrino, chiamata colorazione di Gram, per vedere meglio al microscopio se sono presenti:
- la giusta quantità di cellule
- la giusta quantità di lattobacilli (normalmente presenti nella vagina)
- i globuli bianchi (questo è un segnale di infezione)
- se la flora batterica è alterata
- la presenza di funghi
- se è presente il Trychomonas, un parassita che provoca infezioni.
Successivamente, il vetrino viene posto in coltura, per ricercare la presenza o meno di ulteriori agenti infettivi, in particolare, se l’infiammazione riguarda la vagina:
- lo Streptococco Betaemolitico del gruppo B
- lo Streptococco Betaemolitico del gruppo D
- lo Stafilococco
- la Gardnerella vaginalis, che provoca disturbi molti fastidiosi
altri tipi di batteri o funghi come la Candida.
Se l’infiammazione riguarda principalmente la cervice, invece, il tampone ricerca la presenza o meno:
- della Gonorrheae, anche se è una infezione ormai rara
- della Chlamydia Trachomatis che, invece, è piuttosto frequente e in continuo aumento
- dei Micoplasmi
dell’HPV (Human Papilloma Virus), preoccupante per le conseguenze in cui si può incorrere (può addirittura provocare il tumore della cervice uterina).