Trigliceridi

I trigliceridi sono i grassi del sangue. Sono collegati all’alimentazione, aumentano di solito nel caso la dieta sia troppo ricca di car­boidrati (zuccheri) e di lipidi (grassi). I trigliceridi costituiscono gli elementi che formano il grasso corporeo e sono il principale tipo di grasso presente nelle riserve energetiche dell’organismo. I trigliceridi rimangono nel sangue temporanea­mente e, attraverso il sangue, vengono diffusi agli organi che devono utiliz­zarli come ad esempio i muscoli (per produrre energia), il tessuto adiposo e il fegato, che li sintetizza in altre sostanze. Quando i trigliceridi sono prodotti in eccesso, gli organi non riescono ad utilizzarli completamente, così la quantità che abbonda viene nuovamente immessa nel sangue dove può combinarsi con altre sostanze e formare le placche che ostruiscono le arterie causando malattie cardiovascolari. Il fegato, poi, quando i trigliceridi sono troppi, li trasforma in colesterolo, fattore di rischio per il cuore. 

Perché si effettuano?
L’analisi è un esame di routine. L’au­mento dei trigliceridi rappresenta un importante fattore di rischio per l’ate­rosclerosi e influisce nelle malattie del cuore e sul diabete. Associato a questo esame è consigliabile eseguire anche l’analisi del colesterolo totale, colestero­lo HDL e colesterolo LDL, esami strettamente connessi a quello dei trigliceri­di. Se, infatti, anche questi valori sono alterati, i fattori di rischio aumentano. 

Come si esegue?
E’ un semplice prelievo di sangue. Per eseguire l’esame dei tri­gliceridi è necessario essere a digiuno da otto ore. E’ buona norma informare il medico su quali medicinali si stanno assumendo in modo che possa avere una valutazione globale dello stato di salute della persona (per esempio, il valore dei trigliceridi aumenta se si sta prendendo la pillola anticoncezionale o alcuni medicinali diuretici). 

I risultati
VALORI NORMALI 40-170 mg/di 

Cosa significa

  1. Se il valore dei trigliceridi è più alto del normale, potrebbe essere asso­ciato ad una dieta sbilanciata perché vengono ingeriti troppi zuccheri o grassi (come, per esempio, burro, olio, grasso dei salumi e della carne, dolci), ma può anche essere il segnale di malattie più preoccupanti, come l’ipertiroidismo (eccessiva produzione di ormone tiroideo) o dia­bete mellito mal controllato (alterazione nel metabolismo degli zucche­ri). Anche l’assunzione regolare di anticoncezionali orali (la pillola) determina spesso un aumento dei trigliceridi. 
  2. Se il loro valore aumenta e si attesta sui 170-250 millilitri per decilitro di sangue, i valori vengono considerati al limite e, se presenti altri fattori di rischio, andrebbero trattati con una dieta bilanciata (per esempio, ricca di pesce e verdure). I principali fattori di rischio che incidono sul­l’interpretazione del valore dell’analisi (che deve essere effettuata dal medico) sono rappresentati, per esempio, dal colesterolo “cattivo” (LDL) alto e da quello “buono” (HDL) basso o dalla presenza di una malattia del cuore o da predisposizione genetica dovuta a familiarità (cioè qualche parente in famiglia ha i trigliceridi alti) o se la persona fuma o ha un’età avanzata o, ancora, se soffre di diabete. 
  3. Se il loro valore aumenta oltre i 250 millilitri per decilitro di sangue, i valori sono troppo alti e devono essere trattati con una dieta adeguata consigliata dal medico (per esempio, ricca di verdure che riducono il trasferimento dei grassi nel sangue, oppure con l’utilizzo di zuccheri complessi come quelli derivati da pasta o riso integrali) o, addirittura, con un trattamento farmacologico. Solitamente un aumento notevole dei trigliceridi nel sangue è determinato da fattori genetici ed ereditari, inoltre molte persone hanno un metabolismo dei trigliceridi “lento” per cui se associano un pasto grasso all’assunzione di alcolici possono avere per un tempo più prolungato i trigliceridi a valori elevati nel sangue, ma dopo il ritorno alla dieta normale il loro dosaggio si ristabilizza. 

Se il loro valore è più basso del normale, l’alterazione può essere causa­ta da una malnutrizione, cioè da una dieta con pochi zuccheri o grassi.